Nell’agri-fotovoltaico l’impianto è posizionato in modo da consentire la coltivazione sul terreno sottostante, la superficie del terreno resta permeabile, raggiungibile dal sole e dalla pioggia, e utilizzabile per la coltivazione agricola.
Questa la motivazione che ha portato il Tar Lecce ad accogliere il ricorso di un’azienda contro Regione, Arpa regionale e Soprintenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Province di Brindisi e Lecce, che hanno negato le autorizzazioni necessarie per un progetto di agrovoltaico da 6,6 MW da realizzarsi nei comuni di Salice Salentino e San Pancrazio, nelle campagne a cavallo tra le province di Lecce e Brindisi.
Il Comitato regionale per la Via, in particolare, aveva ritenuto l’impianto in contrasto col Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr), che sconsiglia espressamente la realizzazione di impianti da rinnovabili in aree agricola.
Questo, nonostante l’azienda avesse modificato il progetto per trasformarlo da impianto fotovoltaico tout court a impianto agrivoltaico, che garantirebbe la coltivazione agricola di più dell’80% della superficie disponibile, nonché il pascolo e ricovero di ovini, e infine l’allevamento di api stanziali sul sito.
Il Tar per questo motivo ha dato ragione all’azienda (Hepv18 partecipata da Heliopolis, Energie e Museum, con sede in Trentino Alto Adige), ricordando che gli impianti agrivoltaici non hanno lo stesso impatto di un qualsiasi impianto fotovoltaico a terra e sottolineando che il Piano paesaggistico territoriale regionale si occupa dei soli impianti fotovoltaici, ma non anche di quelli agrivoltaici, definiti di nuova generazione e successivi allo stesso Pptr.
Nel frattempo siamo in attesa che il MiTE pubblichi una normativa specifica sugli impianti agrivoltaici, attesa da diversa settimane, che potranno accedere ai fondi del PNRR per 1,1 mld di euro.
fonte: qualenergia.it